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Sardegna, pugilatori di 3 mila anni: parola a chi li ha scoperti

Roma. La misteriosa ed affascinante scoperta dei Giganti di Mont’è Prama sta affascinando il mondo, soprattutto quello dell’archeologia, dopo che il mese scorso ha portato alla luce altre due unità. Il suggestivo gruppo scultoreo di colossali figure pre-romane di cui si è avuto traccia per la prima volta nel 1974 nella Sardegna occidentale, sta svelando poco a poco numerosi aspetti grazie all’ultima campagna di ritrovamenti avvenuti nella necropoli nuragica. 

Unicità del sito archeologico

“Siamo particolarmente soddisfatti dei primi esiti dell’intervento di scavo archeologico che, per l’unicità del sito in Sardegna e nel Mediterraneo, ha richiesto un intenso lavoro di preparazione scientifica e tecnica”. Esordisce così l’ing. Monica Stochino, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna commentando il ritrovamento di torsi e altri frammenti di due statue, identificate come “pugilatori”, del tutto simili e riconducibili alle due sculture note come i Giganti di Mont’e Prama, rinvenute nel Sinis nel 2014 ed oggi conosciute in tutto il mondo ed esposte nel Museo civico di Cabras.

La  ricerca è stata indirizzata con un obiettivo – ha spiegato la sovrintendente sarda –indagare alcuni gruppi di sepolture della fase più antica, nuragiche, e successive punico-romane, per reperire le informazioni scientifiche indispensabili ad una ricostruzione del mondo in cui si svilupparono i fenomeni culturali che portarono alla creazione del sito”.

Si è trattato di un lavoro di squadra che ha visto coinvolta una équipe multidisciplinare di esperti, tutti funzionari del Ministero della cultura: gli archeologi Alessandro Usai e Maura Vargiu, l’antropologa Francesca Candilio, Georgia Toreno, restauratrice, ed Elena Romoli, architetto e direttore dei lavori” ha concluso. 

La ricerca programmatica dà i suoi frutti “In particolare – dice Alessandro Usai, direttore scientifico dello scavo nel Sinis dal 2014-  i due torsi rinvenuti con lo scudo allungato che assume una forma un po’ avvolgente rispetto al braccio sinistro e che si appiattisce sulla pancia riconducono i ritrovamenti alla categoria dei pugilatori –e aggiunge – si tratta di sculture calcaree la cui pietra proveniva da una cava non molto distante da qui, facile da scolpire ma proprio per questo anche molto fragile”. 

La civiltà nuragica nel Sinis

La presenza capillare nel Sinis della civiltà nuragica nell’età del bronzo e del ferro è il presupposto stesso della ricerca che si fonda su una indagine sul Sinis – sottolinea Usai –  nell’ambito di questo quadro questa necropoli è unica in Sardegna. “L’emozione più grande? Senza dubbio vedere qualcosa prendere forma davanti ai tuoi occhi che viene fuori dalla terra. Ma non solo, anche l’emozione di poterne discuterne con i colleghi in cantiere, nell’attesa di vedere tutto quello che viene fuori. Uno scavo viene vissuto tutti i giorni appassionatamente, anche se annunciato”,

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