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Sei Nazioni: Italia sconfitta con onore dall’Irlanda 16-26

ROMA. Oggi allo stadio Olimpico di Roma si è disputato il terzo turno del Sei Nazioni di rugby che vede scontrarsi l’Italia contro l’Irlanda. Gli azzurri sono reduci da due sconfitte, contro Scozia e Galles, mentre i verdi da una sconfitta e una vittoria rispettivamente contro Inghilterra e Francia.

E’ straordinario il clima che si respira all’Olimpico, sono stati oltre 50.000 i biglietti venduti, alzando la testa sopra gli spalti non passa inosservato un cielo straordinariamente azzurro, lo stesso colore indossato dai nostri guerrieri che si apprestano a dar battaglia. L’avversaria è nettamente favorita sulla carta, ma i combattenti azzurri sono pronti a vendere cara la pelle. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, all’epoca dell’antica Roma, nella quale la gente accorreva al Colosseo per vedere i gladiatori darsi battaglia sino all’ultimo respiro. Gli atleti scendono in campo concentrati e fieri di indossare le maglie delle rispettive nazionali. Dopo gli inni nazionali, cantati a squarciagola da tifosi e giocatori, è il momento di dare inizio allo scontro.

Sin dai primi minuti si vedono due squadre agguerrite, con i verdi leggermente meglio organizzati; difatti al 12′ Roux realizza una meta dopo una fase di gioco molto lunga. Sexton non sbaglia la trasformazione, 0-7 il parziale. I padroni di casa reagiscono e al minuto 17 ottengono un calcio di punizione da 40 metri che purtroppo Tebaldi sbaglia. Scorrono due giri di orologio e Tebaldi si fa notare nuovamente nel vivo del gioco, è a pochi passi dalla prima meta e dalla conseguente esplosione di gioia dei cinquantamila presenti. Il grido rimane soffocato in gola perché il muro dei trifogli tiene botta, azione vanificata. Al 20′ primi tre punti azzurri, Tebaldi realizza finalmente un calcio piazzato 3-7. Dal seguente calcio di rinvio irlandese nasce la seconda meta: erroraccio in difesa di Campagnaro che si fa sfuggire l’ovale, ne approfitta Stockdale che taglia la difesa come una lama nel burro e sigla la seconda meta. Dopo la realizzazione del solito Sexton il punteggio è 3-12.

L’Italia durante l’inno nazionale

L’Italia non ci sta e cambia registro: al minuto 26 realizza un piazzato per il parziale 6-12. I tre punti restituiscono vigore e riaccendono la scintilla che mancava per far riemergere la squadra dal baratro: al 33′ bella ripartenza nella zona dei ventidue metri di Hayward, serie di passaggi azzurri sul lato sinistro del campo, il pallone arriva sulla fascia sinistra a Padovani che è smarcato e si invola per la prima meta azzurra. E’ un tripudio di gioia dagli spalti. Suona dalle casse dello stadio la canzone “Urlando contro il cielo” di Luciano Ligabue, il pezzo giusto per sintetizzare la gioia in campo e sugli spalti. Passa inosservato l’errore in trasformazione di Tebaldi, siamo ad una sola lunghezza dai verdi 11-12. Sulle ali dell’entusiasmo l’Italia cresce di intensità, cuore e carattere, ad un minuto dal termine della prima frazione di gioco Tebaldi si impossessa di una palla avversaria, il gigante Mbandà in area avversaria resiste ai duri placcaggi e copre bene per l’inserimento di Morisi che come un cararmato sfonda letteralmente la difesa, nonostante venga preso nettamente per il collo, e realizza la meta del momentaneo vantaggio 16-12. Trasformazione nuovamente fuori dai pali.

Esultanza dopo la meta azzurra

Il primo tempo si conclude con un Italia che sfrutta bene le rimesse proprie e degli avversari, e sopratutto riesce a rubare dei palloni fondamentali che stimolano l’evidente crescita dopo un inizio critico. Nel secondo tempo è un’altra Irlanda: al 50′, dopo una fase di gioco lunghissima degli ospiti, Earls riesce a sfruttare l’unico spazio lasciato libero dal muro italico, che fino al quel momento sembrava impenetrabile e firma il nuovo sorpasso. Murray trasforma il 16-19. Al minuto 66 si chiude virtualmente l’incontro, errore in rimessa laterale per l’Italia, gli azzurri dopo la presa dell’avversario non gli permettono di scendere, i verdi consci del vantaggio scaturito e della punizione di cui potrebbero usufruire, spingono con coraggio e tranquillità verso la linea di meta e realizzano altri 7 punti fondamentali per il raggiungimento della vittoria. La Nazionale italiana proverà fino alla fine a realizzare ancora una meta, purtroppo ogni tentativo sarà vano sia per la poca lucidità, sia per l’ottima difesa ospite.

La partita termina con la sconfitta per 16-26. Fino al 66′ L’Italia è stata sempre in partita, ha pagato la poca precisione in fase di passaggio, oltre ai 5 punti buttati per gli errori delle trasformazioni da calcio piazzato. Il grande dispendio di energie in corse, mischie e placcaggi, ha inficiato la lucidità nella proposizione di gioco. C’è da dire che questa partita è stata la migliore giocata sino ad oggi in questo torneo. Cuore, grinta e carattere hanno contraddistinto i ragazzi nel match odierno. Un grande attestato di stima va al capitano Sergio Parisse, infortunato che ha assistito all’incontro da bordo campo. Con il cappuccio della felpa d’ordinanza sopra la testa, sembrava tarantolato: sempre pronto a spronare i compagni, prodigo di consigli e mai fermo, quasi volesse scendere in campo a dar battaglia. Un vero capitano si vede anche quando non scende in campo. Parisse e il suo modo di comportarsi dovrebbe rappresentare un esempio di riferimento per quegli atleti di altri sport che spesso mettono prima gli interessi personali che quelli di squadra. Ogni riferimento a capitani, che per motivi non legati a scelte tecniche, non indossano più la fascia da capitano è puramente casuale.

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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