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Sindrome di Down nei cani e nei gatti, esiste davvero?

Ci sono delle malattie che possono colpire tanto l’uomo quanto l’animale, questo vale per esempio per il raffreddore, per la toxoplasmosi, per alcuni parassiti, ma è possibile anche per la Sindrome di Down?

Sul web e sui social network si possono leggere delle notizie che parlano di cani e di gatti con la sindrome di Down, accompagnate da foto con caratteristiche che possono ricordare questa malattia. Ma si tratta effettivamente di questa?

Della possibilità che cani e gatti possano nascere con tale sindrome se ne è discusso a lungo presso le comunità di ricerca veterinaria, ma si tratta di una domanda che non ha ancora trovato una risposta precisa. Infatti vi sono veterinari che sostengono che anche un animale possa essere affetto da questa sindrome, mentre altri non concordano, anzi, spiegano che all’origine di questi tratti somatici negli animali potrebbe esserci una malattia, una deformazione o un’alterazione genetica, ma che non si tratta della sindrome di Down.

Per fare una breve precisazione, la sindrome di Down è definita come una malattia cromosomica che consiste in un’anomalia del numero e della struttura dei cromosomi. Nello specifico, si tratta di una condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule di chi ne è portatore.

Dal punto di vista scientifico, l’uomo possiede 46 cromosomi suddivisi in 23 coppie, ma nelle persone affette da tale sindrome se ne contano 47, questo perché possiedono una copia in più del cromosoma 21 (quindi invece di essere due, i cromosomi sono tre). Infatti questa condizione è conosciuta anche come “Trisomia del cromosoma 21” ed è la responsabile, oltre ai tratti fisici che caratterizzano le persone con la sindrome di Down, di un ritardo nella capacità cognitiva e di alterazioni nella crescita e del tessuto muscolare. Vi è però da precisare che, nei casi diagnosticati di ritardo cognitivo, la disabilità è molto variabile tra gli individui affetti.

Gli esperti che affermano che non esistono animali con tale sindrome, spiegano che il motivo è dovuto dal fatto che l’organizzazione dei cromosomi negli esseri umani è diversa rispetto a quella degli animali, quindi si tratta di una malattia esclusivamente umana.

Anche gli animali possiedono i cromosomi, ma il loro corredo genetico pare sia distribuito in modo diverso rispetto all’uomo e questi variano in base alla specie: i cani hanno 39 coppie di cromosomi e i gatti ne hanno 38. Anch’essi potrebbero quindi essere soggetti ad alterazioni genetiche e trisomie in qualche cromosoma, che potrebbero tradursi in problemi e difficoltà cognitive e fisiologiche o in alterazioni anatomiche, ma per molti sembra non si possa parlare di sindrome di Down.

Sindrome di Down nel cane?

Come accennato in precedenza, i cani hanno 39 coppie di cromosomi, quindi le informazioni genetiche contenute in essi sono distribuite in modo differente rispetto a quelli di altre specie, come l’essere umano. Inoltre, la presenza del terzo cromosoma in posizione 21 non determinerebbe gli stessi sintomi della sindrome Down nell’uomo e nel cane.

Eppure molti esperti sostengono che un cane con la sindrome sia raro, ma non impossibile, in quanto se dal punto di vista genetico le condizioni patologiche risultano differenti, non si possono ignorare le similitudini dell’aspetto fisico riscontrate nel cane.

Secondo alcune ricerche effettuate da molti esperti, si sostiene sia più probabile che vi siano altre malattie che danno origine a condizioni nel cane (così come in altre specie di animali) simili a quelle della sindrome di Down nell’uomo. Queste sarebbero:

  • idrocefalo congenito;
  • deficit dell’ormone della crescita;
  • ipotiroidismo congenito;
  • nanismo ipofisario;
  • shunt portosistemico.

Queste patologie infatti potrebbero comportare problematiche come, ad esempio, una lenta crescita, statura piccola, arti corti, deficit intellettivo e andatura anomala.

Ad ogni modo, secondo gli esperti la difficoltà nel definire con precisione se un cane sia affetto dalla sindrome di Down o meno deriverebbe da due fattori: non esistono studi genetici approfonditi e pare che un cucciolo con tale sindrome non sopravviva alla nascita. Ma nel caso questi riescano a sopravvivere, nel giro di pochi mesi o anni svilupperebbero anomalie fisiche e cognitive, per cui non riuscirebbero ad essere autonomi, nemmeno nel mangiare.

Ciò nonostante, alcuni esperti sostengono che vi siano alcuni segnali che potrebbero portare a riconoscere nel cane, almeno qualche mese dopo la sua nascita, la sindrome di Down, fra i più comuni: tratti irregolari del muso, la testa più piccola rispetto alla media della sua razza, gli occhi più o meno inclinati verso l’alto, il collo generalmente più corto, orecchie spesso deformate e il naso sempre caldo e asciutto al tatto.

Inoltre l’animale potrebbe presentare delle chiazze di pelo mancante e, tra i sintomi più gravi, eventuali problemi cardiaci e spesso sordità.

Sindrome di Down nel gatto?

Come per il cane, la stessa domanda si pone sul gatto, esiste davvero il gatto down? A tal proposito, vi è stato un periodo in cui telegiornali ed i social network hanno mostrato varie foto e parlato di un gatto trovatello danese, chiamato Monty. Secondo alcune testimonianze, questo gatto venne ritrovato dai volontari di un rifugio di Copenaghen e non trovava una casa per via del suo aspetto definito “strambo”.

Alla fine Monty trovò finalmente una casa ed i suoi padroni si accorsero che, oltre ad avere un aspetto insolito, il gatto manifestava dei comportamenti strani per essere un gatto adulto, per esempio urinare nel sonno. Dopo un’accurata visita, il veterinario sostenne trattarsi della vescica che si indeboliva, in quanto molto probabilmente si trattava di un gatto anziano.

Ma, non essendo ritenuto un gatto anziano dai responsabili del rifugio, si indagò più a fondo e si scoprì che l’animale possedeva tre copie del cromosoma 21, anziché due. Elemento distintivo della sindrome di Down nell’uomo, per cui gli esperti la considerarono come l’equivalente animale della malattia genetica umana.

Ma non passò molto tempo dalla pubblicazione della storia di Monty che arrivò notizia per cui, basandosi su metodologie scientifiche, i gatti non potevano essere affetti dalla sindrome di Down.

In realtà, pare che il “gatto down” avesse un problema genetico che gli aveva causato una deformazione al setto nasale, in questo modo gli occhi risultavano posizionati in maniera differente rispetto alla norma.

sindrome di Down

Conclusioni

Molti individui sostengono che il forte legame che ci unisce ai nostri amici a 4 zampe, in particolare a cani e gatti, faccia sì che li spingiamo ad umanizzarli sempre di più e che ricerchiamo in loro caratteristiche propriamente umane.

Vi sono ancora moltissimi misteri da svelare riguardanti la genetica, ma ciò che la maggior parte degli esperti sostiene è che è molto raro trovare un animale con la sindrome di Down, anche se altri non concordano con questa affermazione, poiché sostengono che si tratti di una patologia esclusivamente umana e che, piuttosto, esistono condizioni altrettanto importanti in grado di assomigliare a tale sindrome.

Vi è comunque da ricordare che, in natura, esiste la cosiddetta selezione naturale, in cui gli animali più deboli tendono ad essere eliminati. Uno dei motivi per cui, probabilmente, è anche così raro vedere un animale con la sindrome di Down.

Il tema resta comunque ancora molto dibattuto, anche tra gli esperti stessi, quindi ad oggi non vi è una risposta certa, bensì pareri discordanti.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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