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Il sonnambulismo: sintomi, cause e rimedi

Uno tra i disturbi del sonno più conosciuti è il sonnambulismo, che si verifica quando una persona cammina o compie delle attività mentre è ancora per lo più addormentata. Si tratta di un disturbo che, in genere, si manifesta nella fase di sonno non-REM (NREM), ovvero nella terza fase del ciclo del sonno, noto anche come sonno profondo.

Gli esperti sostengono che il sonnambulismo può verificarsi a qualunque età, ma che nei bambini in età tra i 2 ed i 13 anni è più comune, e che almeno il 30% di essi lo sperimentino almeno una volta nella vita. Talvolta questo disturbo lo si porta dietro fino all’età adulta, ma nella maggior parte dei casi scompare verso la pubertà.

Il sonnambulo, nonostante continui a dormire, mostra una reattività limitata nei confronti dell’ambiente che lo circonda e chi ne sperimenta un episodio può compiere attività come sedersi sul letto, alzarsi, camminare, parlare e fare molti altri movimenti senza esserne consapevole.

È importante ricordare che durante un episodio di sonnambulismo non è consigliato tentare di svegliare il soggetto, quanto piuttosto cercare di evitare che si faccia male, allontanandolo da situazioni ed oggetti pericolosi.

Quali sono i sintomi del sonnambulismo?

In genere uno dei sintomi chiave del sonnambulismo è che la persona non ricorda quell’episodio quando si sveglia, infatti il più delle volte queste vengono a conoscenza di tale disturbo da un membro della famiglia o, comunque, da un convivente.

Un altro elemento comune del sonnambulismo è che si verifica in genere tra il primo terzo o la metà della notte. In alcuni episodi la persona si siede sul letto, parla, cammina, apre gli armadi, sposta i mobili, si veste, mangia, può assumere comportamenti sessuali (definita sexsomnia), urina in luoghi inappropriati, etc. Nei casi più estremi, più rari ma non impossibili, questa può addirittura uscire di casa o mettersi alla guida.

Di solito chi è sonnambulo ha gli occhi aperti o semi-aperti, con uno sguardo vuoto, è in grado di muoversi bene tra gli oggetti familiari e se gli si parla potrebbe essere in grado di rispondere oppure di dire cose senza senso.

Gli esperti spiegano che la maggior parte degli episodi dura circa una decina di minuti, ma potrebbero andare dai pochi secondi ad una buona mezz’ora. Alla fine di ogni episodio, l’individuo può svegliarsi confuso oppure può tornare nel letto e continuare a dormire. Se invece questo viene svegliato in pieno sonnambulismo, potrebbe sentirsi confuso e agitato, senza ricordare l’accaduto.

sonnambulismo

Quali sono le cause del sonnambulismo?

Secondo il parere degli esperti, le cause che aumentano le possibilità di avere episodi di sonnambulismo comprendono:

  • l’inclinazione della persona a frequenti e ripetuti risvegli notturni;
  • stimolazioni luminose o sonore durante il sonno;
  • ansia e stress emotivo o fisico;
  • infezioni con febbre (specie nei bambini);
  • alcuni farmaci con effetto sedativo;
  • consumo eccessivo di alcolici la sera (può creare instabilità nelle fasi del sonno di una persona e può aumentare il rischio di sonnambulismo);
  • la presenza di disturbi respiratori (apnea ostruttiva del sonno, sindrome delle gambe senza riposo, etc);
  • la presenza di malattie neurologiche (lesioni cerebrali, encefalite, etc);
  • natura ereditaria (molti studi hanno dimostrato che vi è una predisposizione genetica al sonnambulismo e ad altre parasonnie NREM. È stato inoltre riscontrato che circa il 50% dei bambini manifesta questo disturbo se uno dei genitori ne ha sofferto o ne soffre).

Talvolta però le cause del sonnambulismo restano sconosciute.

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La cura al sonnambulismo

La maggior parte degli esperti sconsiglia di svegliare una persona nel mezzo di un episodio di sonnambulismo, perché, non essendo consapevole della situazione, un brusco risveglio potrebbe provocarle paura, confusione, rabbia o disorientamento.

Questo perché durante un episodio di sonnambulismo il cervello si trova in una condizione di “dissociazione”. Infatti le parti che regolano la capacità di movimento e quelle legate alle emozioni primitive sono in un apparente stato di veglia, mentre altre aree (come quella della coscienza e l’ippocampo) permangono in uno stato di sonno profondo.

Quello che gli esperti suggeriscono in questi casi è di cercare di guidare il sonnambulo lontano da potenziali pericoli, dirigendolo al ritorno a letto ed è possibile farlo utilizzando una voce calma e rassicurante, al massimo unendo un tocco leggero ed evitando movimenti bruschi o strattoni.

In molti casi non è necessaria una cura perché questo disturbo si risolve spontaneamente; infatti, in genere, diventano meno frequenti ed intensi con l’età.

Vi è però da considerare che il trattamento del sonnambulismo dipende soprattutto: dall’età della persona che ne soffre, dalla frequenza con cui questi episodi si verificano e da quanto siano pericolosi questi ultimi.

Nei casi più frequenti e pericolosi sarà invece necessario informare il proprio medico curante e adottare misure utili per ridurre o evitare i potenziali pericoli per la persona (assicurarsi che porte e finestre siano ben chiuse, rimuovere gli oggetti che possono essere dannosi, rendere inaccessibili le scale, se necessario installare un sistema di allarme).

Conclusioni

Il sonnambulismo è un disturbo del sonno molto comune tra gli individui, codificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) e redatto dall’American Psychiatric Association come parasonnia.

Le parasonnie vengono classificate in base alla parte del ciclo del sonno durante la quale queste si verificano; in caso del sonnambulismo questo si verifica durante il sonno non-REM, conosciuto anche come sonno profondo.

Si tratta di un disturbo che può verificarsi a qualsiasi età, anche se è più frequente nei bambini e si risolve generalmente in maniera spontanea.

Chi ne soffre viene, di solito, informato da un convivente e compie movimenti o comportamenti senza averne coscienza (camminare, vestirsi, spostare oggetti, parlare, lavarsi, etc) per un lasso di tempo che può andare da una manciata di minuti ad una mezz’ora e la persona non ricorderà mai nulla dell’accaduto.

In genere, salvo casi estremi, il sonnambulismo non genera grossi problemi a chi ne soffre, ma può aumentare il rischio di farsi male. In questi casi è quindi necessario parlarne con il proprio medico curante e adottare tutte le prevenzioni necessarie.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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