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Strage funivia Mottarone, tre fermi: hanno manomesso il sistema frenante

Dopo una notte di interrogatori ad oltranza all’alba sono arrivati i primi arresti per il tragico incidente accaduto domenica scorsa sulla funivia Stesa-Mottarone che è costata la vita a 14 persone. L’unico superstite della strage è Eitan, di 5 anni, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino e che ieri ha cominciato il percorso di risveglio dopo il coma farmacologico indotto dai medici.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e ammesso durante gli interrogatori dalle tre persone fermate l’impianto frenante sarebbe stato manomesso volontariamente per ovviare alle anomalie che si erano verificate nei giorni precedenti e che avrebbe costretto i responsabili dell’impianto ad attuare ulteriori interventi. Manutenzione che avrebbe necessitato di tempo e avrebbe causato il blocco forzato della funivia. L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso“.

Le accuse: omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni

Le tre persone fermate per il tragico incidente sono Luigi Nerini, 56enne proprietario della società ‘Ferrovie del Mottarone’ che gestisce l’impianto, il direttore e il capo operativo del servizio. Le accuse nei loro confronti sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.

A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. La procuratrice al termine del lungo confronto con dipendenti e tecnici dell’impianto convocati nella caserma dei carabinieri di Stresa, iniziato nel pomeriggio e terminato dopo oltre dodici ore, ha dichiarato ai giornalisti:

“Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale, probabilmente con il blocco consistente dell’impianto. Per ovviare al problema gli operatori, che noi riteniamo in concorso (con l’avvallo e la consapevolezza del gestore e responsabile dell’impianto), sulla cabina non è stato rimosso questo dispositivo (il forchettone). E quindi nel momento in cui il cavo si è spezzato il sistema di sicurezza non è potuto entrare in funzione“.

Anche il tenente colonnello Alberto Cingolani, comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, ha confermato che i tre fermati hanno ammesso le proprie responsabilità per quello che si è delinea sempre più come un incidente evitabile piuttosto che come una tragica fatalità:

“C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione“.

funivia Mottarone
Funivia Mottarone – Stresa

Il sistema frenante di emergenza è stato disattivato consapevolmente

Gli inquirenti hanno scoperto che ‘il forchettone‘, ossia il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante, non è stato rimosso. La rimozione di questo dispositivo è obbligatoria quando ci sono dei passeggeri a bordo, in modo da consentire la frenata in caso di emergenza. Mentre si inserisce ‘il forchettone’ solitamente quando la cabina è vuota, per permetterle viaggiare e di non bloccarsi in casi particolari come ad esempio se saltasse la corrente.

Mentre non è ancora chiaro il motivo per cui la fune traente si sia rotta. Quello che è certo è che se il forchettone non fosse stato attivato la cabina sarebbe rimasta sospesa in aria, evitando che tornasse indietro per centinaia di metri ad una velocità di oltre 100 km/h prima di sbattere contro un pilone e precipitare nel vuoto per 50 metri, schiantandosi infine a terra.

Erano giorni che la funivia viaggiava con il ‘forchettone’ attivato

C’è un altro particolare inquietante messo in luce dalle indagini: la funivia Stresa-Mottarone, entrata in funzione da circa un mese dopo lo stop forzato causato dall’emergenza Covid, era da giorni che viaggiava con il sistema frenante manomesso e aveva effettuato diversi viaggi in quella modalità. E pensare che dalla messa in funzione erano stati effettuati alcuni interventi tecnici, uno il 3 maggio, che però non si erano rivelati risolutivi.

La procuratrice Bossi ha aggiunto inoltre che i responsabili dell’impianto per rimediare alla situazione, o meglio per aggirare il problema, avevano maturato la convinzione “che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale“. Una decisione che secondo il magistrato ha determinato “uno sviluppo consequenziale molto grave e inquietante“.

Norbert Ciuccariello

Classe 1976, fondatore del quotidiano web nazionale il Valore Italiano e del quotidiano locale Torino Top News. Oltre a ricoprire l'incarico di editore e giornalista pubblicista è un imprenditore impegnato nel settore della moda e della contabilità.

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