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Tira e molla di Putin sul gas in rubli, Francia e Germania: “No a ricatti”

Il gas in rubli resta un giallo: Putin, dopo aver fatto marcia indietro, torna a insistere ma trova il muro europeo

Continua il tira e molla di Vladimir Putin sul pagamento del gas in rubli. Dopo aver insistito per una settimana, incassando il secco no dell’Europa, il Cremlino sembrava aver fatto marcia indietro sulla misura annunciata dallo stesso presidente russo. Il premier Mario Draghi, che due giorni fa ha parlato con Putin, ieri alla stampa estera ha ripetuto che l’Italia avrebbe continuato a pagare in euro.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi alla stampa estera

Putin: “I contratti saranno interrotti”

E invece ieri è arrivato il decreto firmato dallo stesso “zar, che impone agli acquirenti dei paesi “ostili” di aprire un conto bancario in rubli in banche russe per acquistare il gas. “I contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti“, ha detto Putin, per il quale “Gli Stati Uniti cercano di spingere l’Europa ad acquistare il gas americano, che è più caro“.

Il decreto del Cremlino su gas e rubli

In realtà non è del tutto chiaro il contenuto del provvedimento. Secondo una certa lettura da dare al decreto, sembra che gli importatori europei, che sono imprese private, continuerebbero di fatto a pagare in euro, ma sarebbero costretti ad aprire due conti, uno in euro e uno rubli, presso la Gazprombank, l’istituto bancario del colosso dell’energia Gazprom. Il prezzo per gli acquirenti continuerebbe così ad essere in euro, e questi ultimi non dovrebbero dotarsi di rubli per finalizzare la compravendita. La banca russa, dal canto suo, farebbe poi quello che ha fatto sinora con successo per difendere la moneta russa, cioè comprare massicciamente rubli. Non a caso la divisa russa, dopo aver perso quasi la metà del suo valore, ora è tornata contro dollaro ai livelli pre invasione.

Francia e Germania pronte a rinunciare al gas

In attesa degli approfondimenti giuridici e tecnici, resta il punto politico: e cioè se i paesi europei siano disposti a subire quella che è una imposizione, sia che si tratti di qualcosa di sostanziale, sia che si tratti solo una mossa propagandistica. Francia e Germania hanno già fatto sapere che non intendono accettare ricatti, spingendosi perfino a rinunciare al gas russo. Qualcosa che, soprattutto per Berlino, pesantemente dipendente dal metano, sarebbe un disastro. Meno colpita la Francia, grazie alle sue centrali nucleari. “Dobbiamo prendere in considerazione tutti gli scenari – ha detto il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire dobbiamo prepararci perché domani potrebbe non esserci più il gas russo. Non accetteremo in alcun modo di pagare il gas in altre divise rispetto a quelle sancite dai contratti“. Il collega tedesco Robert Habeck ha aggiunto: “Non dobbiamo dare messaggio che ci lasciamo ricattare da Putin“, ribadendo che “I contratti devono essere rispettati“.

Telefonata Draghi-Scholz: uniti sul gas

Ieri sera c’è stata una conversazione telefonica tra il presidente del consiglio Mario Draghi e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz. Al centro del colloquio, le sanzioni alla Russia e il gas. “Draghi e Scholz – fa sapere palazzo Chigi – si sono detti d’accordo sull’importanza di mantenere un approccio unitario a livello europeo“.

Emanuele Iacusso

Classe 1971, studi di filosofia, giornalista professionista. Si occupa da 20 anni di politica, come assiduo frequentatore di Palazzi romani. Ha lavorato lungamente in radio e in televisione, presso importanti network nazionali. Tra le passioni i motori, l'astronomia e lo sport.

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