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Giampiero Boniperti, chi ha scoperto la grande bandiera della Juventus?

La scoperta del talento bianconero lo si deve all’intuizione di un medico di Trecate, amico dell'allenatore juventino Felice Borel.

Nei giorni scorsi è mancato Giampiero Boniperti, un mitico personaggio del calcio italiano, un grande campione fedele alla Juventus. Non desidero parlare del calciatore o del dirigente sportivo, perché non farei altro che ripetere quanto detto dalla stampa italiana ed internazionale. Mi sembra, invece, interessante ricordare come Boniperti sia arrivato al calcio. La scoperta dei suoi talenti sportivi è da collegare all’intuizione di un medico di Trecate (No): il dottor Egidio Perone.

Nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, il dottor Perone prestava la sua opera di medico nella comunità di Barengo. Un giorno ebbe l’occasione di vedere un ragazzino biondo giocare nel campo dell’oratorio. Fu colpito dalla sua bravura e cercò di capire meglio chi fosse. Prese da parte quel ragazzo e, dopo averlo invitato a continuare nel gioco del calcio, si offrì di prendere contatto con la Juventus (era amico di Felice Borel, allenatore della Juventus dal 1942 al 1946) e lo portò ad un provino con le riserve bianconere contro il Fossano in cui l’attaccante segnò tutti i sette gol juventini anche se lo marcava un ex del Torino.

Questo è il punto di partenza della carriera sportiva di Giampiero Boniperti, perché quel ragazzino, che con la sua abilità colpì il Perone, era proprio lui.

Riconoscenza eterna

Per gratitudine Boniperti restò per sempre legato alla famiglia del dottor Perone. Sovente capita che un grande personaggio dimentichi le sue origini, quasi per tagliare il cordone ombelicale che lo lega a chi gli ha permesso di raggiungere la fama. Così non è stato per Giampiero Boniperti che non si scordò mai di quel medico che lo aveva scoperto e che gli aveva permesso di diventare famoso. So per certo che è stato vicino alla famiglia Perone sia nei momenti delicati sia in tutte le ricorrenze tradizionali. Il suo messaggio, infatti, non venne mai meno, con una parola che nella sostanza dimostrava il ricordo e la riconoscenza.

Giampiero Boniperti
Da sinistra Giampiero Boniperti e Andrea Agnelli

Una testimonianza personale

A volte, quando si raccontano questi fatti, c’è il rischio da parte degli interessati di cedere alla retorica e quindi all’enfatizzazione. Devo, e lo faccio con tutto rispetto, affermare invece che sono stato testimone di questo stretto rapporto tra la famiglia del dottor Perone e il campione Giampiero Boniperti.

Negli anni Ottanta del secolo scorso accompagnai la moglie di Perone, la signora Edmea, a Torino, per questioni che lei doveva sbrigare. Finito quanto si doveva fare, la signora mi propose di andare a salutare il campione che, all’epoca, aveva già lasciato i campi di calcio e ricopriva il ruolo di presidente della Juventus. Accettai anche se non vedevo una grossa possibilità di incontrare, senza un appuntamento preciso, Boniperti.

Il fatto che mi colpì, invece, è che, appena Boniperti seppe dalla sua segretaria della presenza in anticamera del suo ufficio – che si trovava , e credo che si trovi ancora, nella galleria San Carlo – interruppe una riunione molto importante che aveva in corso, uscì, venne incontro alla signora e, dopo averla abbracciata e salutata, ci ospitò e si trattenne con noi a lungo in amichevole, cordiale e sincero colloquio.

Di quell’incontro conservo ancora due cose: la dimostrazione dello stretto rapporto esistente tra la famiglia Perone e Boniperti e il dono che Boniperti mi fece dopo che seppe della mia fede juventina, ossia una cravatta della società.

Franco Peretti

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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