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Scuola, esami di maturità: è prevalso il buon senso

Scrivo queste note, mentre si sta diffondendo l’informazione che sono pronte le ordinanze sugli esami di stato del primo e secondo ciclo di istruzione. Imminente è il loro invio al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il parere previsto prima della loro definitiva emanazione e trasmissione ai dirigenti scolastici per la successiva applicazione.

Mi sembra opportuno fare una considerazione o, se si vuole, una esclamazione, sul contenuto, che già è stato anticipato: è prevalso il buon senso. E spiego anche il motivo. Fino a qualche settimana fa sui tavoli dei vari organismi, titolati a discutere questo tema, vi erano due progetti di esami di Stato. Il primo confermava il maxiesame orale dell’anno scorso, che è riuscito a chiudere in modo onorevole il percorso scolastico per gli studenti dell’ultimo anno del primo e secondo ciclo di istruzione. Il secondo prevedeva una prova scritta di italiano, perché si partiva dal presupposto che fosse necessaria una verifica in questo ambito.

Il ministro Bianchi non ha avuto esitazioni, ha scelto la prima ipotesi progettuale e la scelta è stata anche tempestiva, pertanto ha mantenuto l’impianto dell’esame di stato 2020. Ritengo che questa linea sia in toto da condividere. Per un semplice motivo: calendario alla mano tutti possono constatare che ormai l’anno scolastico è per oltre la metà consumato. Variare oggi le procedure della maturità significava creare disagi sia agli allievi sia ai docenti.

Personalmente non ritengo assolutamente corretto introdurre in corso d’opera, vale a dire ad anno scolastico ormai inoltrato, delle modifiche, come purtroppo in passato è stato fatto. Credo che le regole del gioco debbano sempre essere conosciute prima dell’inizio della partita. La conferma della normativa usata l’anno passato indica che la struttura ministeriale, con a capo il Ministro, ha scelto la via per contribuire a rendere più sereno il clima della scuola, togliendo almeno in parte lo stress di cui soffrono gli studenti, che devono affrontare le prove d’esame.

Forse il Ministro, come ho sostenuto in un precedente scritto, avrebbe potuto eliminare anche la presenza di un presidente di commissione esterno all’istituto. Questo però è un altro discorso, con risvolti pure di carattere economico.

maturità
Il ministro dell’Istruzione Alessandro Bianchi

Qualche notizia sulle prove: l’esame di licenza media

Per quanto riguarda l’esame di stato del primo ciclo (licenza media) è prevista una sola prova orale, che si sviluppa con la discussione di una ricerca collegata ad una tematica assegnata all’alunno da parte del consiglio di classe entro il prossimo 7 maggio. Il collegio docenti, nell’individuare l’argomento, deve avere presente le caratteristiche personali dell’esaminando.

Gli insegnanti inoltre hanno il compito di guidarlo nella predisposizione del lavoro finale. Non viene indicato nell’ordinanza ministeriale il tipo di prova, che pertanto potrà essere costituita da uno scritto manuale, da un testo multimediale oppure da una produzione artistica. Non viene assolutamente escluso il coinvolgimento di più discipline.

Elemento importante: le prove Invalsi non rappresentano più un requisito di accesso agli esami, accesso che però deve sempre essere deliberato dal consiglio di classe, dotato infatti del potere di escludere dall’ammissione un allievo dalle prove finali. Come si può ben ricavare dalle indicazioni sintetiche appena esposte, l’esame finale non ha nulla di traumatico, ma rappresenta solo il momento conclusivo di un percorso condiviso da studenti e docenti.

L’esame di maturità

Anche gli esami di maturità, con data di inizio il 16 giugno, come ho illustrato nel paragrafo iniziale, restano confermati nell’impianto e nella forma secondo quanto stabilito dall’ordinanza 2020. Si tratta pertanto di una prova orale il cui incipit è dato dalla discussione di un elaborato riguardante un argomento assegnato dal consiglio di classe, che nell’individuare l’argomento, deve tenere conto del percorso scolastico dell’allievo.

Nell’ordinanza viene ribadito un concetto molto importante: l’elaborato deve riguardare discipline caratterizzanti l’indirizzo di studio. Non necessariamente deve trattarsi di un testo (non a caso, a questo proposito, giustamente il ministro ha detto “Non parliamo di tesi o tesine!”). Può pertanto essere un prodotto multimediale come può essere un lavoro di altro tipo, penso ad esempio ad opere con risvolti artistici nel liceo d’arte.

Il provvedimento ministeriale da anche indicazioni sul prosieguo del colloquio, dopo cioè che è stata terminata la presentazione del lavoro realizzato dall’allievo. Dopo la presentazione dei contenuti dell’elaborato e la conseguente discussione sull’elaborato stesso, c’è l’analisi di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento della lingua e della letteratura italiana, seguita poi dall’esame commentato dei materiali (testo, documento, problema, progetto) predisposti dalla commissione, vale a dire dai docenti del candidato, perché la commissione prevede la presenza esclusiva degli insegnanti del corso ( solo il presidente è esterno).

A queste prove si devono aggiungere relazioni, sempre orali, riguardanti esperienze relative a percorsi per competenze trasversali e orientamento (PCTO). La commissione nella conduzione del colloquio deve far emergere le caratteristiche del percorso formativo del candidato, percorso che deve comprendere non solo il cammino scolastico, ma anche le attività effettuate in altri ambiti, come sport, volontariato, attività culturali.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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