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Punizioni fisiche ai bambini, quali sono gli effetti e le conseguenze

Si sente spesso dire dai genitori che, talvolta, una sculacciata od uno schiaffo al figlio che esagera non ha mai fatto male a nessuno, si tratta di un’eredità culturale, una credenza ormai datata e difficile da smontare. Ma è giusto continuare con questa credenza?

In passato era una pratica comune utilizzare le punizioni fisiche sui propri figli, ma non solo, anche gli insegnanti erano soliti usare punizioni di questo genere sui propri studenti se da loro ritenuto “opportuno”.

Ad oggi, molti genitori affermano di ricorrere ad una sculacciata al proprio figlio quando giungono all’esasperazione perché i precedenti metodi educativi non hanno avuto effetto. Secondo alcune ricerche, infatti, risulta che il 22% dei genitori dà uno schiaffo ai figli qualche volta al mese nei casi in cui questi abbiano dai 3 ai 5 anni di età, arrivando ad un 27% se si passa alla fascia di età 6-10 anni.

Meglio autoritari o permissivi?

Ai tempi odierni il metodo di insegnamento più utilizzato prevede l’ascolto, ovvero il mezzo migliore per comprendere le conseguenze di una certa azione.

Alcuni ritengono che i metodi autoritari di un tempo dovrebbero essere ripristinati, mentre altri prediligono un rapporto amicale con i propri figli. Gli esperti sostengono che tra modello autoritario e modello permissivo, l’equilibrio sia nel mezzo e si può definire autorevolezza. I genitori autorevoli sembrano quindi essere coloro che adottano il modello educativo più consono per crescere i propri figli al meglio.

Vi è da ricordare che i bambini apprendono come stare al mondo con gli altri seguendo l’esempio dei genitori, in primis. Quello con i genitori è infatti il primo modello di relazione che un bambino riceve, per tale motivo sono loro stessi i primi a dover imparare a sostenere il dialogo ed il confronto in maniera educativa, anche se a volte la situazione porta all’esasperazione.

Inoltre, tralasciando i casi di violenza familiare, non solo la punizione corporea non porta a soluzioni, ma questo tipo di educazione fa parte dei reati perseguibili per legge in moltissimi stati.

punizioni

Quali sono le conseguenze delle punizioni fisiche sui bambini?

I pediatri americani affermano che le grida, le punizioni corporali e le umiliazioni ai bambini non sono efficaci (e comunque non lo sono nel lungo periodo), anzi, questi metodi porterebbero ad un aumento di esiti negativi sul piano comportamentale, cognitivo, nonché emotivo per il bambino.

Per tale motivo, per evitare le punizioni fisiche e gli abusi verbali, l‘American Academy of Pediatrics avrebbe fornito una guida per i pediatri e per gli operatori sanitari per l’infanzia sull’educazione genitoriale e sulle strategie positive ed efficaci nella disciplina dei bambini in ogni fase di sviluppo.

Secondo diversi studi pediatrici, le punizioni corporali dei genitori:

  • Sarebbero associate ad un aumento di comportamenti provocatori ed aggressivi nei bambini in età prescolare e scolare;
  • Sui bambini di età inferiore ai 18 mesi aumenterebbe la probabilità di lesioni fisiche;
  • Può creare frequenti litigi ed influenzare negativamente la relazione genitore-figlio;
  • Sarebbero associate ad un elevato rischio di disturbi mentali e problemi cognitivi;
  • Potrebbero aumentare nei momenti in cui la famiglia vive momenti stressanti (problemi di salute mentale, difficoltà economiche, violenza da partner, abuso di sostanze, etc).

Anche gli attacchi verbali sono da associare ad esiti negativi, in quanto sono considerati atti crudeli, sminuenti, minacciosi e degradanti per un bambino.

La maggior parte dei bambini che viene ripresa con uno schiaffo o con una sculacciata, interrompe il comportamento sbagliato che questo ha sul momento e aderisce alle richieste del genitore, ma così facendo non interiorizza la regola educativa. Anzi, i bambini puniti fisicamente potrebbero rinforzare in loro l’idea che i problemi ed i conflitti si risolvano con la violenza.

I bambini sono delle spugne e tendono ad imitare i modelli adulti, quindi se i genitori sono i primi a relazionarsi in questo modo con il proprio figlio, questo potrebbe di conseguenza utilizzare la stessa metodologia anche con altri bambini.

Quindi le punizioni corporali, continue e ripetute nel tempo come unica forma di educazione, sono estremamente dannose per un bambino.

Come rimproverare i bambini senza traumi?

In genere i genitori si trovano sovente a dover gestire dei comportamenti scorretti o problematici dei propri figli e spesso si domandano quale sia il modo migliore per castigarli: con una punizione corporale (schiaffo, sculacciata), o psicologica (grida, rimproveri, isolamento in una stanza buia), o riparativa (compensare la cattiva azione con un’altra buona) o sottrattiva (togliendo temporaneamente la tv, un giocattolo o un videogame).

Alcune tra queste sarebbero assolutamente da evitare, mentre altre possono essere utilizzate, anche se gli esperti suggeriscono di prevenire i comportamenti scorretti attraverso la lode e l’incoraggiamento di quelli positivi.

Quando l’adulto sente che sta per perdere il controllo, rischiando di alzare le mani sul bambino, dovrebbe recuperare la calma e cercare di mettersi dal punto di vista di quest’ultimo, considerando i suoi comportamenti in base all’età e ai suoi bisogni.

Se necessario, il genitore cercherà di insegnargli come sarebbe più giusto comportarsi e gli impartirà una punizione per farlo riflettere sull’accaduto. Se la punizione per il bambino è molto severa, questo dovrebbe ricordare la lezione più a lungo e non ripetere le azioni che lo hanno portato a riceverla.

Ciò che è importante ricordare, affermano gli esperti, è che la punizione è la conseguenza di una regola infranta e andrà applicata solo dopo aver stabilito con il bambino chiare regole su cosa si può fare e cosa no. Inoltre il genitore dovrà metterla in atto immediatamente dopo il comportamento scorretto, altrimenti questo avrà difficoltà a cogliere il nesso tra il suo comportamento ed una conseguenza avvenuta più in à nel tempo.

Frenare il comportamento scorretto o la continua trasgressione di una regola è necessaria per stabilire dei confini, quindi occorrono regole semplici e chiare, ma saranno l’ascolto, il linguaggio e l’atteggiamento che il genitore assumerà che dovranno aiutare il fanciullo a sviluppare le sue capacità empatiche, si parla quindi di educazione affettiva.

Conclusioni

È evidente che ricorrere alle punizioni corporali sui bambini come metodo educativo non abbia conseguenze positive, tutt’altro.

Le punizioni possono essere di vario genere e avere una durata più o meno lunga, a seconda della gravità della situazione.

Secondo gli esperti, il metodo che risulta essere più efficace è quello di premiare i comportamenti positivi del bambino, il ché non significa necessariamente erogare dei premi, va bene anche attraverso gli elogi, per esempio elogiare il bambino quando questo non fa i capricci al supermercato o quando mangia seduto tranquillo al ristorante.

Inoltre, le punizioni non servono quando il bambino si mortifica in un momento in cui non ha ancora la giusta maturità di rendersi conto che un determinato comportamento è sbagliato. Occorre stabilire una relazione di fiducia tra genitore-figlio, mostrargli qual è l’atteggiamento giusto e, soprattutto, essere propensi all’ascolto e al dialogo.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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